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Giu

Le criptovalute andrebbero studiate nelle scuole?

Mentre Bitcoin continua a dividere i suoi sostenitori e i suoi critici, la mania per le criptovalute si è spostata dal mondo degli affari alle aule universitarie, tanto che i corsi sulla blockchain sono sempre più numerosi. Ma sarebbe giusto insegnare la criptovaluta nelle scuole superiori?

Come spesso avviene, università americane e asiatiche sono per il momento gli istituti in prima linea per la diffusione di contenuti formativi di alto livello in questo comparto e, in particolar modo, l’Università della California sembra essere un’elite in quanto a corsi sulle valute digitali, insieme alle università di Pennsylvania, New York e Stanford. Tuttavia, si noti come la richiesta da parte di studenti più giovani ha spinto alcune scuole superiori ad iniziare a offrire sessioni educative non curriculari destinate a minorenni: l’insegnante del New Jersey Timothy Breza, intervistato dalla CNN, ha dichiarato in merito che all’inizio di quest’anno la criptovaluta ha fatto la sua comparsa al proprio corso di Business and Personal Finance, destinato a ragazzi dai 16 ai 18 anni.

“Se uno studente ne parla, molti finiranno per parlarne, e quindi ho pensato che dovevamo includere questa materia” – ha affermato Breza. Gli ha fatto eco Nate Flanders, che gestisce una piattaforma di trading di criptovaluta, che ha affermato che le scuole dovrebbero “assolutamente” includere la blockchain nei loro programmi di studio, basandosi sui vantaggi della sola codifica. Il co-fondatore e CEO di Mandala Exchange ha dichiarato a Express.co.uk che “è opportuno continua a spingere la codifica nel sistema scolastico” aggiungendo che “Java, C ++, python sono solo alcuni dei linguaggi su cui si basano le piattaforme di blockchain” e che “con l’attuale spinta verso l’integrazione dei linguaggi di programmazione fondamentali nei sistemi scolastici, la blockchain dovrebbe diventare un’area di studio gratuita con la possibilità di specializzarsi”.

Ad ogni modo, molto devono ancora fare le criptovalute per poter superare l’aurea di scetticismo che sta contraddistinguendo la loro valutazione, anche in orbita accademica. Al suo picco nel dicembre 2017, la moneta digitale Bitcoin aveva raggiunto quasi $ 20.000 di quotazione, ma la sua caduta successiva è stata considerata come sintomatica della vulnerabilità del settore all’hacking, tanto da richiedere sempre più a gran voce una regolamentazione.

Alcuni economisti hanno etichettato le criptovalute come degli schemi di Ponzi criptati, con il famoso investitore Warren Buffett che ha persino paragonato il bitcoin al “veleno per topi”.

Tuttavia, Christian Ferri, presidente e amministratore delegato della advisory company BlockStar, afferma che la volatilità delle criptovalute non dovrebbe scoraggiare gli educatori: ha anzi dichiarato che “non esiste una forma sicura di entrate. Se ciò non fosse, qualsiasi economia comunemente guidata dall’arbitraggio come la conosciamo, non esisterebbe. La volatilità è la migliore amica del trader e può essere una grande fonte di guadagno se sei un investitore e sai cosa stai facendo”.

Sostenendo un insegnamento di base dei concetti a più livelli, Ferri ha poi dichiarato che le lezioni devono far capire che cosa è il valore della blockchain e della criptovaluta, e permettere agli alunni di capire che il valore può cambiare in qualsiasi momento in base al comportamento del mercato.

Quando gli è stato richiesto, il Dipartimento dell’Istruzione statunitense non ha formulato alcuna obiezione alla criptovaluta nei programmi di studi, pur non indicando alcun imminente progetto di inserimento quale parte della sempre più ricercata alfabetizzazione finanziaria nel curriculum scolastico.

Un portavoce del Dipartimento ha dichiarato a Express.co.uk che “sappiamo che un’educazione finanziaria di alta qualità è la chiave per assicurarsi che i giovani abbiano le conoscenze per prendere decisioni importanti più avanti nella vita. Ecco perché abbiamo introdotto un rigoroso curriculum di matematica e resa obbligatoria l’alfabetizzazione finanziaria per gli studenti tra gli 11 e i 16 anni. Inoltre, il nostro nuovo curriculum informatico garantisce agli alunni le conoscenze e le competenze più ampie di cui hanno bisogno per specializzarsi in tecnologie all’avanguardia e partecipare attivamente all’utilizzo e alla creazione della propria tecnologia digitale”.

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