09
Mag

UBS chiude le porte alle criptovalute

Il presidente di UBS Axel Weber ha dichiarato che la più grande banca svizzera non offrirà ai suoi clienti servizi di trading di Bitcoin e altre criptovalute. Il numero 1 dell’istituto di credito elvetico ha invece domandato a gran voce controlli più severi su tali asset, affermando che “spesso non sono trasparenti e, quindi, sono possibili strumenti di abusi”.

Secondo il presidente, le valute virtuali sono nella migliore delle ipotesi “veicoli d’investimento altamente speculativi” e nella peggiore delle ipotesi “facilitano il finanziamento del terrorismo, il riciclaggio di denaro e altre attività criminali”. Insomma, a suo avviso le criptovalute non hanno le caratteristiche di valute tradizionali, al momento, sono troppo volatili e raramente vengono utilizzate per effettuare i pagamenti ordinari.

È anche vero che da questo discorso Weber “salva” la tecnologia sottostante, la blockchain, ammettendo che “rende i processi più semplici, veloci e sicuri, e ciò è vantaggioso per tutti noi: cliente, azionista o banca”.

Ad ogni modo, le recenti osservazioni di Weber sulle criptovalute non hanno certo sorpreso gli analisti. Già lo scorso anno Weber aveva dichiarato alla Neue Zürcher Zeitung am Sonntag che Bitcoin non era denaro:

Il denaro ha tre funzioni da soddisfare: deve essere un mezzo di pagamento – in quanto tale, Bitcoin non è universalmente accettato. In secondo luogo, il denaro è una misura di valore – ma non ci sono prezzi condivisi in Bitcoin. Deve inoltre essere adatto come riserva di valore – e i bitcoin non soddisfano questa condizione poiché il loro prezzo non è stabile. Uno svantaggio fondamentale del Bitcoin è inoltre che il numero di monete erogate è limitato.

Weber non è certo l’unico a criticare le criptovalute. Nel novembre dello scorso anno, Deutsche Bank ha lanciato un avvertimento ufficiale ai propri clienti in merito agli investimenti in Bitcoin e nel gennaio di quest’anno, Thomas Mayer, ex capo economista della banca tedesca, ha descritto le criptovalute come una “cattiva scommessa” e oggetti speculativi a rischio sconosciuto.

Nel gennaio di quest’anno, la North American Securities Administrators Association (NASAA) e la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti hanno invitato cautela nei confronti degli investimenti in criptovalute e in Initial Coin Offerings (ICO): due aree che, secondo la NASAA, attirano investitori individuali non sufficientemente informati sui prodotti in cui vanno potenzialmente ad investire.

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