Gli studenti universitari USA vogliono corsi sulle criptovalute

Gli studenti universitari stanno domandando a gran voce la possibilità di accedere a corsi sulla criptovaluta e sulla tecnologia blockchain. Almeno, questo è quel che emerge da un sondaggio nazionale di 675 studenti, commissionato da Crypto Exchange Coinbase e pubblicato qualche giorno fa. Secondo il sondaggio, 21 delle 50 migliori università degli Stati Uniti, classificate da US News e World Report, offrono almeno una classe di studio sulla tecnologia blockchain o criptovaluta e almeno 11 college offrono più di una classe.

“Gli studenti di oggi stanno riflettendo profondamente su questioni economiche e futuri economici alternativi” – ha detto Bill Maurer, decano della Scuola di Scienze Sociali dell’Università della California Irvine. “Insegnare questo tipo di cose ora può essere davvero importante per gli studenti che stanno cercando di trovare la propria strada e immaginare quale tipo di alternative possibili ci potrebbero essere al sistema economico prevalente” – ha poi proseguito.

Ad ogni modo, l’interesse per l’economia alternativa non è solo relegato ai dipartimenti universitari come la finanza o il business o l’informatica.

Un sondaggio condotto da Coinbase ha infatti rilevato che c’è una forte domanda di corsi di crittografia e di blockchain in un ampio spettro di diversi studenti. Per esempio, non dovrebbe stupire come il 34% delle scuole universitarie di informatica e di ingegneria ha indicato interesse per l’apprendimento della tecnologia nascente o che il 47% delle classi di scienze sociali sono interessate allo stesso.

“È eccitante vedere un diffuso interesse per la criptovaluta e la tecnologia blockchain decollare nella comunità accademica globale, inclusi gli studenti che frequentano le migliori università del mondo”, ha detto a CoinDesk Nat McGrath, vicepresidente della popolazione di Coinbase. “Questo è uno dei motivi per cui siamo concentrati sulla creazione di partnership con gruppi studenteschi sottorappresentati nei campus universitari, e non vediamo l’ora di espandere questi sforzi in primavera”.

 

Israele, criptovalute sempre più popolari

Israele per lungo tempo ha considerato la possibilità di lanciare una propria moneta virtuale, sostenuta dallo Stato. Le discussioni si sono intensificate in modo crescente, grazie anche alla crescente popolarità di Bitcoin & co.

Ora, funzionari del Ministero delle finanze hanno nuovamente preso in mano un dossier di potenziale lancio di una moneta virtuale “sponsorizzata” dallo Stato, che potrebbe essere implementata al fine di ridurre il numero di transazioni in contanti sul territorio della nazione, reprimendo l’evasione e il riciclaggio di denaro (si stima che l’ attività del mercato nero in Israele riguardi circa il 22% del PIL).

Al di là di tali progetti, quel che appare sempre più evidente è che la criptovalute e la blockchain sono diventati di gran moda in Israele grazie al suo alto numero di brevetti, così come alla sua industria tecnologica all’avanguardia. Il Paese è stato recentemente classificato come la decima economia più innovativa in tutto il mondo.

Di conseguenza, alcuni pensano che una soluzione basata sulla crittografia per contrastare l’evasione delle tasse e il riciclaggio di denaro potrebbe non provenire da una valuta virtuale sponsorizzata dallo Stato, ma piuttosto dal settore privato. Alcune delle principali banche istituzionali della nazione, insieme al governo, hanno già tracciato più di un punto potenziale d’appoggio nel mondo della moneta digitale: la Bank of Hapoalim ha ad esempio collaborato con Microsoft Azure per utilizzare la blockchain nella digitalizzazione degli asset.

Insomma, non è chiaro se Israele si porrà nello stesso filone del Venezuela (e forse della Russia), ma è certo che il futuro per le criptovalute sul mercato israeliano sia piuttosto roseo… al netto di alcuni fattori che potrebbero ostacolare l’adozione a lungo termine di monete virtuali.

Ricordiamo come al momento in Israele la valuta virtuale sia soggetta a un’aliquota del 46% sui profitti delle società e un’aliquota del 25% per le persone fisiche. Alcuni ritengono che queste alte aliquote potrebbero ostacolare l’evoluzione futura del mercato criptovalutario…

In Australia è possibile pagare le bollette in criptovalute

I principali operatori telefonici, i fornitori di servizi di pubblica utilità e gli assicuratori? In Australia potrebbero presto essere pagati con le criptovalute, grazie a due startup locali di fintech che vogliono permettere a tutti gli utenti di regolare qualsiasi fattura con gli asset crittografici.

Grazie a un accordo tra l’exchange Cointree e la piattaforma di fatturazione automatizzata Gobbill, infatti, gli australiani potranno ora pagare le fatture con criptovaluta, indipendentemente dal fatto che l’azienda stessa accetti o meno la valuta digitale. Gobbill agirà infatti come un intermediario, attingendo i fondi dai propri utenti e pagando le bollette per loro conto.

Il co-fondatore di Gobbill, Shendon Ewans, ammette di essere partito in ritardo nella corsa alle criptovalute, cominciando a impegnarsi nel comparto solo all’inizio dello scorso anno. Tuttavia, ha detto che il tempo perso è stato recupero, e che la partnership con Cointree ha offerto una corposa accelerazione.

“Che ci piaccia o no, questo farà parte della nostra vita quotidiana” – ha rammentato Ewans riferendosi alle criptovalute, e ricordando come “Gobbill abbia già permesso alle persone di pagare le fatture con le loro carte o i loro conti bancari, e ora lo farà anche per la criptovaluta”.

Ricordiamo che Gobbill dispone di una licenza di servizi finanziari australiani sotto la copertura regolamentaria ASIC, mentre Cointree è autorizzata dalla AUSTRAC per soddisfare gli obblighi di finanziamento anti-riciclaggio e anti-terrorismo.

Cointree è invece stata lanciata nel 2013 allo scopo di facilitare l’acquisto e la vendita di Bitcoin da parte degli utenti, e ora conta 60.000 membri attivi e oltre 100 milioni di transazioni. Attualmente l’exchange dispone di 40 diversi tipi di criptovaluta, tra cui Ripple, NEO e Litecoin, così come le due criptovalute più popolari, Bitcoin ed Ether.

Jess Rendon, direttore operativo di Cointree, ha dichiarato che Cointree dispone anche di un proprio servizio che consente agli utenti di pagare le bollette, ma spera che questa partnership possa rendere il processo più semplice, aprendolo a persone che prima non avevano mai pensato di sperimentare le operazioni con le criptovalute.

“Solo lo scorso anno abbiamo pagato circa 100 milioni di dollari di fatture e abbiamo visto una crescita di dieci volte in questa funzione di pagamento”, ha affermato.

L’azienda ha recentemente ribattezzato e rilanciato l’exchange con l’intenzione di diventare un operatore globale, e non più territoriale. Per questo motivo, spera di ottenere le opportune approvazioni da parte dei regolatori internazionali, offrendo loro il suo servizio completo.

Nonostante il significativo calo dei prezzi delle criptovalute, Rendon ha affermato che questo non dovrebbe scoraggiare i trader e gli operatori. “Il mercato va su e giù, tutti noi vorremmo una palla magica che potesse dirci che direzione prenderà” – ha detto. “È qualcosa a cui ci stiamo abituando ogni giorno e non c’è stato un completo abbandono dei trader nei confronti del comparto” – ha poi proseguito.

5 cose da sapere sui movimenti di prezzo delle criptovalute

Vi siete sempre chiesti come interpretare correttamente i movimenti delle criptovalute? Ebbene, di seguito abbiamo riassunto cinque risposte a domande molto comuni, che vi consigliamo di leggere per avere un pronto chiarimento!

I prezzi delle criptovalute si muovono come quelli delle valute legali?

No, i movimenti di prezzo delle criptovalute non sono legati né alle valute legali né sono supportati da una commodity come l’oro o qualsiasi altro asset che abbia un valore sottostante. La più grande differenza tra i valori di criptovaluta e quelli di moneta legale è proprio che le valute legali sono sostenute da banche centrali e dichiarate come monete a corso legale. Il valore deriva in questo caso fondamentalmente dal fatto che un ente centrale ha dichiarato che la moneta abbia un determinato valore e due parti in una transazione ripongono la loro fiducia in tale valore.

Le criptovalute, d’altra parte, non sono controllate da governo o altra autorità centrale e la maggior parte degli operatori non le accetta come moneta a corso legale. Inoltre, le criptovalute hanno generalmente una quantità massima fissa e, pertanto, la svalutazione delle criptovalute mediante l’inflazione è in gran parte inesistente.

Detto ciò, è anche vero che entrambi i valori fiat e criptovaluta sono supportati da caratteristiche simili. Entrambi possono essere utilizzati come mezzo di scambio per acquistare prodotti e servizi, ed entrambi i metodi possono svolgere il ruolo di riserva di valore relativa.

Perché i prezzi delle criptovalute oscillano così tanto?

In buona parte, perché è ancora un mercato nascente. Il mercato delle criptovalute è ancora considerato “nuovo “e, al di là del termine “criptovaluta“, la maggior parte delle persone non ha ancora familiarità con l’intero sistema.

Inoltre, la liquidità esistente in questo mercato è abbastanza limitata se la si confronta con mercati più consolidati come quelli delle economie tradizionali, incluso il Forex. Per dirla in prospettiva, il valore totale di tutti i soldi nel mondo è superiore a $ 90 trilioni, mentre la capitalizzazione totale della criptovaluta si aggira attorno ai $ 250 miliardi, con una differenza del 36.000%.

Ancora, i volumi di trading giornalieri di criptovaluta sono intorno ai 14 miliardi di dollari, mentre nel Forex i movimenti giornalieri sono vicini ai 5 trilioni di dollari. Lo spread – la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita – sulle negoziazioni in valuta estera sarà di pochi centesimi al massimo, mentre gli spread sulle negoziazioni di criptovaluta possono arrivare a qualche dollaro.

Tutto ciò indica un mercato molto volatile, in cui i prezzi si muovono molto rapidamente. Si aggiunga quanto sopra anche la manipolazione dei prezzi, più diffusa nei mercati emergenti, e il ruolo degli exchange.

Quali sono le principali determinanti dei prezzi della criptovaluta?

L’offerta e la domanda sono anche in questo caso il fattore determinante più importante per i prezzi delle criptovalute. Se una criptovaluta ha un elevato numero di token con poca richiesta da trader e utenti, il valore della criptovaluta diminuirà. Viceversa, se l’offerta di una particolare criptovaluta è limitata e la domanda è alta, il valore della moneta aumenterà.

Anche i media o il sentiment pubblico hanno una grande influenza sul prezzo delle criptovalute. Se un token o una piattaforma ricevono pubblicità negativa, generalmente vedrete il prezzo di quella moneta fare un tuffo verso il basso. Di contro, se la stessa moneta dovesse ottenere un supporto di alto profilo e una buona copertura mediatica, il prezzo aumenterebbe quasi certamente.

Altri fattori che incidono molto sul prezzo includono il livello dell’utilità del token – ovvero, quanto è utile il token per aspetti non solo di investimento speculativo – e la bontà della piattaforma di blockchain.

Come sono cambiati i prezzi delle criptovalute negli ultimi 18 mesi?

Monitorare il prezzo di Bitcoin – la criptovaluta più importante e capitalizzata al mondo – ci fornisce una buona indicazione del mercato complessivo della criptovaluta negli ultimi 18 mesi. Bitcoin ha iniziato il 2017 a meno di $ 1.000 ed è sceso quando la Cina ha annunciato indagini sugli exchange di criptovaluta presenti nel Paese. A quel punto, il prezzo del Bitcoin è sceso a minimi di circa $ 775, mentre il capital cap globale di criptovaluta si è attestato intorno ai $ 15 miliardi.

Bitcoin ha poi recuperato leggermente oltre $ 1.000, ma a marzo 2017 è tornato a scendere sotto i $ 1.000 quando la SEC ha negato il via libera a un ETF Bitcoin. La capitalizzazione complessiva ha perso $ 5 miliardi in due giorni. Nell’aprile 2017, il Giappone ha dichiarato legale il Bitcoin, con un balzo del prezzo a oltre $ 1.000. La capitalizzazione totale della criptovaluta era pari a circa $ 26 miliardi.

Da aprile 2017 a luglio 2017, Bitcoin è salito costantemente vicino a $ 3,000, mentre la capitalizzazione complessiva ha superato i $ 100 miliardi. Tuttavia, a metà luglio 2017, il prezzo si è ridotto a meno di $ 2000 in pochi giorni, in occasione del fork Bitcoin / Bitcoin Cash. Tali effetti sono però stati di breve durata e, alla fine di agosto 2017, il Bitcoin ha recuperato quasi $ 5,000, con capitalizzazione complessiva della criptovaluta in grado di raggiungere quasi $ 170 miliardi.

Il 4 settembre dello stesso anno, poi, la Cina ha bandito le ICO. La mossa ha però causato molto meno correzioni di quanto ci si aspettasse. Bitcoin è sceso a circa $ 3,300 a metà settembre 2017 ma si è rapidamente ripreso e, alla fine di settembre 2017, ha raggiunto oltre $ 4000. La capitalizzazione di mercato delle criptovalute era appena al di sotto dei $ 150 miliardi.

Arriviamo quindi ai tempi più recenti. Da qui in poi il prezzo del Bitcoin ha davvero accelerato in maniera notevole. Alla fine di ottobre 2017 aveva superato la soglia dei $ 6.000 e ha terminato a novembre 2017 a poco meno di $ 10.000 per BTC. A metà dicembre 2017, ha raggiunto massimi di $ 20.000, ma ha chiuso l’anno a circa $ 15.000, con capitalizzazione di circa $ 235 miliardi.

Alla fine di gennaio 2018, il prezzo del Bitcoin era tornato a circa $ 10.000 e ha raggiunto i minimi di $ 6.000 nel febbraio 2018. Nel febbraio 2018, abbiamo visto Bitcoin tornare indietro di oltre $ 11.000 e la capitalizzazione complessiva del mercato si è ripresa a circa $ 500 miliardi – dopo aver raggiunto minimi di circa $ 300 miliardi all’inizio del mese.

Da allora, discussioni su una maggiore regolamentazione tra i vari mercati e altri ostacoli, come alcuni operatori di riferimento (Google e Facebook) che hanno bandito le pubblicità crittografiche, hanno fatto vistosamente oscillare il prezzo della criptovaluta, oggi tra i 6.000 e i 7.000 dollari.

Quanto sono accurate le previsioni dei prezzi di criptovaluta?

Poco. Come con i mercati tradizionali, non ci sono garanzie di previsione esatta di prezzo futuro per il mercato della criptovaluta. Coloro che hanno tentato di prevedere i prezzi per il 2018 – e oltre – rasentano l’estremo da entrambi i lati della scala: alcuni hanno previsto che Bitcoin infrangerà il milione di dollari, altri invece hanno detto che il progetto franerà.

Opera vuole integrare wallet di criptovalute nel suo browser

La gestione delle criptovalute sta per diventare più semplice, visto e considerato che Opera si sta candidando a diventare il primo browser desktop a includere un wallet di criptovaluta, annullando così la necessità di scaricare estensioni o applicazioni di terze parti. In questo modo, Opera sembra aver adottato un approccio interessante al tema della sicurezza, che potrebbe risultare di particolare rilievo per tutti coloro che stanno pensando di investire in criptovalute.

Il wallet desktop (che supporta Ethereum e i suoi token) può sincronizzarsi con il wallet criptovalutario integrato nella versione Android di Opera dal giugno di quest’anno. Quando un utente desidera inviare un pagamento, non fa altro che firmare le transazioni utilizzando il lettore incorporato di impronte digitali del proprio telefono, invece di digitare una lunga passphrase, che possono essere dimenticate o rubate. L’approccio biometrico, sebbene non perfetto, è, almeno in teoria, più sicuro e meno suscettibile di provocare trasferimenti irrecuperabili di monete.

I fondi e le risorse – e le chiavi di crittografia sicure ad essi associate – sono memorizzati localmente sul telefono dell’utente, piuttosto che su un server remoto. Per connettere il portafoglio mobile al browser desktop, l’utente deve semplicemente eseguire la scansione di un codice QR.

“Dopo aver reso i pagamenti crittografici agevoli e facili per i dispositivi mobili, volevamo trovare la soluzione perfetta per i PC”, ha detto Krystian Kolondra, di Opera: “ci siamo resi conto che il modo migliore è utilizzare la nostra nuova tecnologia di criptaggio mobile e di consentire ai nostri utenti PC di accedervi”.

Opera sta facendo una grande scommessa sul fatto che blockchain e app distribuite possano diventare mainstream. Aggiungendo questa funzionalità, posiziona il browser al centro dell’ecosistema, rendendolo un perno di potenziale successo.

“Il nostro prossimo obiettivo è quello di rendere mainstream la cripto-integrazione” – ha detto ancora Kolondra. “Crediamo che la tecnologia blockchain abbia il potere di trasformare la rete di domani” – ha concluso.

Facebook fa marcia indietro: ok agli annunci pubblicitari sulle criptovalute

Gli inserzionisti di Facebook possono tornare a pubblicare annunci per le criptovalute: la società di Mark Zuckerberg ha infatti annunciato di aver compiuto un passo indietro, annullando il divieto che è stato messo in atto a gennaio. All’epoca, infatti, Facebook annunciò per la prima volta il suo divieto di inserzioni pubblicitarie su tale asset, anticipando che il suo cambio di policy avrebbe potuto esser rivisitato in futuro. Ebbene, sembra che tale momento sia giunto, a distanza di soli 5 mesi.

L’annuncio iniziale, con il quale Facebook chiudeva le porte alle criptovalute, sanciva che la nuova policy fosse “intenzionalmente ampia”, mentre “lavoriamo per individuare meglio le pratiche pubblicitarie ingannevoli e fuorvianti”, aggiungendo che “rivedremo questa politica e la sua applicazione in futuro, man mano che miglioreranno i segnali in tal senso”.

Il nuovo scenario, ad ogni modo, non è una totale apertura a questo comparto. L’azienda ha infatti scelto di consentire solo agli inserzionisti pre-approvati di promuovere criptovaluta e contenuti correlati, mentre non vi è alcun cambiamento nella politica pubblicitaria in merito alla promozione delle opzioni binarie e delle offerte iniziali di monete, le “temute” ICO, per cui questi tipi di annunci sono ancora vietati.

Chiarito quanto precede, emerge come gli inserzionisti di Facebook che desiderano pubblicare annunci per la criptovaluta devono inviare una preventiva richiesta alla compagnia di Menlo Park, che valuterà quindi l’idoneità del richiedente sulla base di eventuali licenze ottenute, la loro presenza sui mercati regolamentati, altre rilevanti informazioni pubbliche sull’attività svolta, e così via.

Dunque, almeno per il momento, è improbabile che tutti coloro che desiderano pubblicizzare prodotti e servizi di criptovaluta siano in grado di farlo. Tuttavia, Facebook continuerà a valutare questa policy anche in futuro, per poter apportare ulteriori revisioni.

Ricordiamo infine come seguendo l’esempio di Facebook, anche Google AdWords e Bing Ads hanno vietato la pubblicità sulle criptovalute.

Le criptovalute andrebbero studiate nelle scuole?

Mentre Bitcoin continua a dividere i suoi sostenitori e i suoi critici, la mania per le criptovalute si è spostata dal mondo degli affari alle aule universitarie, tanto che i corsi sulla blockchain sono sempre più numerosi. Ma sarebbe giusto insegnare la criptovaluta nelle scuole superiori? Leggi tutto “Le criptovalute andrebbero studiate nelle scuole?”

Criptovalute: siamo sicuri che siano un business sostenibile?

Il boom delle criptovalute ha avuto – tra i suoi principali effetti – quello di trasformare un progetto apparentemente “equo” in un business ipercapitalista e in un potenziale disastro ambientale, considerato lo straordinario consumo di energia necessario per reggere l’ecosistema criptovalutario. Ma è possibile adottare una soluzione “più green”? In altri termini, il futuro potrebbe offrire un business sostenibile delle criptovalute?

Criptovalute, un asset che non sembra destinato a morire

Anche se il clamore mediatico che circonda le criptovalute (principalmente il Bitcoin) non è allo stesso livello che abbiamo potuto vedere alla fine del 2017 e all’inizio del 2018, le attività di acquisto, di vendita e di mining stanno ancora progredendo a un ritmo davvero molto dinamico.

Tuttavia, le valutazioni sul comparto sono notevolmente mutate: a 10 anni di distanza dal lancio di Bitcoin, la visione di una valuta online libera dal controllo governativo e istituzionale sembra essere parzialmente minata e, soprattutto, sembra fare i conti in misura crescente con la consapevolezza che le tecnologie blockchain su cui si basano le criptovalute non si costruiscono e si reggono dal nulla.

Per generare le criptovalute, infatti, gli utenti sono coinvolti in attività di mining, che implicano il trasferimento del potere di elaborazione di un computer sulla blockchain al fine di risolvere trilioni di complesse equazioni matematiche. Questa opportunità ha influenzato molti possessori di PC, desiderosi di poter avere a disposizione l’ultimo potente hardware per eseguire tali calcoli e ottenere delle ricompense criptovalutarie, con ciò che ne deriva sul fronte ambientale.

Statistiche preoccupanti sul business criptovalutario

Questa incredibile mole di hardware richiede una altrettanto incredibile quantità di energia, e i suoi effetti a lungo termine potrebbero rivelarsi disastrosi.

Recenti ricerche hanno dimostrato che entro la fine di quest’anno le attività di mining di bitcoin potrebbe consumare più elettricità dell’Irlanda. In numeri, questo dimostra che Bitcoin consuma circa 2,55 gigawatt (GW) di elettricità, che potrebbe però crescere fino a 7,67 GW se la previsione dovesse rivelarsi accurata.

Ma è possibile creare una criptovaluta sostenibile? È possibile creare un ecosistema che possa mantenere l’interesse verso la valuta decentralizzata, ma non richiede di deteriorare troppo il nostro già stressato Pianeta?

Tra PoW e PoS

Una possibile soluzione esiste già sotto forma di una soluzione di mining chiamata proof of stake (PoS), che mette in discussione il modello esistente di prova di lavoro (PoW) utilizzato da Bitcoin e da altri progetti criptovalutari.

PoS è stato suggerito per la prima volta nel “lontano” 2011. A differenza di PoW, questo nuovo sistema elimina la necessità di un sistema di mining e reward ad alta intensità energetica, sostituendolo invece con un sistema in cui non viene eseguito mining e in cui ogni azione è verificata in modo deterministico a seconda della loro partecipazione.

Adottando questo genere di prova, il processo di estrazione mineraria ad alta intensità energetica dovrebbe gradualmente essere eliminato. E anche se questo sistema non è certo privo di consumi energetici, non si tratta però di attività troppo energivore: equivale infatti alla stessa quantità che andremo a consumare guardando un film in streaming.

Sarà questo il futuro delle criptovalute?

Criptovalute, Tim Draper è certo: sostituiranno le monete tradizionali

Tim Draper lo scorso mese ha fatto una previsione non certo poco sbilanciata: ritiene che Bitcoin raggiungerà quota 250.000 dollari entro il 2022. Già nel 2014 il noto venture capitalist e imprenditore l’aveva sparata grossa, predicendo che Bitcoin sarebbe valso 10.000 in tre anni. Ebbene, la prima previsione è diventata realtà ma… sarà così anche per la seconda?

Criptovalute: sostituiranno le monete tradizionali

“Non volevo fare previsioni dopo quello che è avvenuto perché volevo lasciare che la polvere si depositasse” – ha dichiarato Draper, impegnato a presentare il proprio nuovo libro. Un impegno che evidentemente ha portato il venture capitalist a cambiare idea, considerato che qualche giorno fa l’imprenditore ha affermato di essere convinto che la criptovaluta alla fine sostituirà completamente le valute legali.

In fin dei conti, però, non c’è niente di nuovo. D’altronde, la previsione di Draper che lo portò a ipotizzare BTC oltre 10.000 dollari entro il 2017 era basata sull’idea che Bitcoin sarebbe stato abbastanza facile da usare in futuro e che le persone sarebbero state in grado di iniziare a commerciare con esso e a utilizzarlo come riserva di valore.

Anche oggi Draper ripete di ritenere che le persone saranno in grado di spendere criptovalute come Bitcoin nelle situazioni tradizionali, e che le criptovalute saranno qualcosa che le persone potranno gestire comodamente dal proprio telefono, poiché sostituiranno le carte di credito. Ritiene poi che, in un secondo momento, le criptovalute sostituiranno interamente le valute legali.

BTC a 250 mila dollari entro il 2022

Ad oggi, ricorda Draper, nel mondo ci sono circa 80 trilioni di dollari di moneta tradizionale. Grazie all’espansione delle criptovalute, la circolazione valutaria tradizionale nel prossimo futuro dovrebbe diminuire da 80 trilioni di dollari a 30 trilioni di dollari, poiché sarà sostituita proprio da BTC & co., che spingeranno la crescita degli scambi fino a 100 trilioni di dollari.

“Per quanto riguarda la mia opinione, ci vorranno 10-15 anni per raggiungere tale asintoto, quindi penso che lungo il percorso vedremo Bitcoin a 250.000 dollari entro il 2022” – dichiara Draper.

“Penso che in futuro se comprassimo il caffè con la carta di credito, il barista ci guarderà come se fossimo pazzi. Penso anche che presto saremo in grado di acquistare caffè e altre cose con Bitcoin, Ethereum, Bitcoin Cash o qualsiasi altra criptovaluta sul nostro telefono” – aggiunge ancora il venture capitalist.

Goldman Sachs sta per lanciare una nuova criptovaluta

Presto potreste essere in grado di utilizzare la criptovaluta per pagare qualsiasi cosa, dal caffè agli aperitivi. E potreste farlo con la stessa facilità con cui usate oggi una carta di credito o una carta prepagata. Non solo: il merito potrebbe essere di Goldman Sachs, una istituzione finanziaria super-tradizionale, che guarda con occhi di interesse agli approcci più innovativi. Ma come?

Andando con ordine, ricordiamo come Circle, una startup di proprietà della già citata Goldman Sachs, ha annunciato che sta lanciando una nuova criptovaluta chiamata Circle USD Coin, (TRA POCO TROVERETE LA RECENSIONE DI QUESTA CRIPTOMONETA) con una ghiotta novità: la nuova valuta è fondamentalmente una versione digitale del dollaro, da acquistare usando denaro reale.

Non è questa, comunque, l’unica valutazione di interesse nei confronti di tale nuova creatura, che è la prima criptovaluta ad essere rilasciata da una grande istituzione finanziaria. Oltre, naturalmente, a porsi non tanto come uno strumento di investimento speculativo (cosa che è avvenuta con buona parte delle valute digitali), bensì come un elemento in grado di portare un po’ di stabilità al mercato della criptovaluta, troppo volatile per poter garantire un uso di ampia scala.

Di contro, fin dalle sue dichiarazioni programmatiche, è chiaro che Circle non vuole che la sua moneta in USD sia soggetta all’instabilità e all’inflazione intrinseche ad altre criptovalute non regolamentate, e che proprio per questo motivo legherà il valore della moneta a quello di un dollaro americano, secondo un rapporto paritario.

Anche questo elemento, peraltro, va contro il punto cruciale delle criptovalute, che originariamente erano state progettate per presentare un mercato finanziario trasparente e privo di regolamentazione dal governo e dall’influenza delle grandi banche. E sebbene sia sembrato sempre più probabile che la regolamentazione e l’influenza aziendale giochino un ruolo più importante nello spazio criptovalutario, alcuni, incluso l’investitore della Silicon Valley Sam Altman, credono fermamente che qualsiasi criptovaluta basata su USD debba rimanere sotto una generale supervisione.

Ancora, mentre le principali criptovalute possono essere estratte nel momento in cui gli utenti prestano una parte della loro potenza di elaborazione per aiutare a mantenere il registro aggiornato di tutte le transazioni in essere, pare che l’unico modo per acquisire una nuova moneta digitale di Circle (che opererà sulla piattaforma Ethereum) sia quella di acquistarli con i più tradizionali dollari, nel già rammentato rapporto di 1:1.