La questione dell’euro digitale: perchè BCE e Bankitalia spingono per l’innovazione monetaria

Il dibattito sull’euro digitale coinvolge BCE e Bankitalia, che vedono la necessità di un controllo pubblico per affrontare le sfide delle criptovalute e garantire stabilità al sistema monetario europeo.

Il dibattito sull’euro digitale coinvolge sempre più esperti di economia e cittadini. Se da un lato la BCE e Bankitalia sostengono la necessità di un euro in formato digitale, dall’altro molti si chiedono il motivo di tanta insistenza, considerando che finora nessuno ha espresso una richiesta esplicita in tal senso. I politici che sostengono l’operazione non sempre chiariscono le vere ragioni alla base di questa scelta, che viene promessa come fondamentale per il futuro monetario dell’Europa. Tuttavia, le motivazioni dietro a tale spinte potrebbero nascondersi in una realtà più complessa e profonda.

Tematiche sollevate da BCE e Bankitalia

Recentemente, figure chiave come CIPOLLONE e PANETTA hanno esposto le ragioni secondo cui l’euro digitale sarebbe essenziale all’interno della strategia europea. A loro avviso, le criptovalute e il Bitcoin rappresentano una minaccia significativa per il sistema finanziario tradizionale. In effetti, secondo i loro interventi, il passaggio a un euro digitale non rappresenterebbe solo una scelta tecnologica, ma un’azione improrogabile per garantire la stabilità e l’integrità del sistema monetario europeo.

Allo stato attuale, le differenze tra l’approccio dell’Europa e quello degli Stati Uniti sono evidenti. Negli Stati Uniti, la strategia per il dollaro digitale si basa su regole uniformi che permettono ai privati di competere attraverso l’emissione di stablecoin. L’Europa, al contrario, sembra preferire il controllo diretto della BCE, trasformandola in custode e gestore della nuova forma di denaro. Questa delineazione di ruoli pone interrogativi sull’effettivo livello di competizione nel settore dei pagamenti.

La preoccupazione per il controllo del denaro

La questione del denaro spesso resta in secondo piano, fino a che non si deve affrontare un acquisto o una spesa. Nonostante ciò, il controllo pubblico sull’emissione e la circolazione del denaro è aumentato negli ultimi vent’anni, creando uno scenario in cui la discussione su come evolve il settore rimane limitata. BCE ritiene fondamentale tenere sotto controllo il mercato dei pagamenti, per evitare dipendenze da conglomerati privati come VISA e Mastercard, che alienerebbero risorse finanziarie all’Europa.

In tal senso, supporto politico per il settore dei pagamenti viene da una visione critica dei rischi associati alle transazioni elettroniche. Gli aspetti negativi, legati a fenomeni come la criminalità organizzata e il terrorismo, giustificano un monitoraggio rigoroso, in linea con quanto sostenuto da Julian Assange: un potenziamento del “Panopticon finanziario”. Se, da un lato, nessuno desidera permettere ai terroristi di operare liberamente, dall’altro gli sforzi per monitorare ogni transazione gravano su un sistema già complesso.

L’allerta di Panetta sulle criptovalute

Recentemente, PANETTA ha lanciato avvertimenti sulle criptovalute, accentuando la necessità di trovare un modo per gestirle. Durante il suo intervento a un incontro di Assiom Forex, ha dichiarato che BCE e Banca d’Italia, in collaborazione con CONSOB, sono in contatto con attori del settore per stabilire un approccio alle criptovalute. Ciò è dovuto anche alla preoccupazione per la potenziale diffusione delle criptovalute nel mercato europeo, sostenuta da giganti tecnologici.

La prospettiva di un aumento dell’uso degli stablecoin è allarmante per BCE, che percepisce il rischio di una deflazione dell’euro digitale sul mercato. Questo timore riecheggia i problemi riscontrati durante il project Libra di Facebook, un’iniziativa che, sebbene bloccata, aveva il potenziale di cambiare radicalmente il panorama dei pagamenti. Ci si chiede se il timore di un’aggressiva penetrazione degli stablecoin nel settore dei pagamenti rappresenti davvero un problema o se la reale questione sia la difficoltà della BCE nel sostenere l’euro digitale come alternativa valida in questo contesto.

La posizione di BCE nei confronti delle banche

Una delle osservazioni principali di questo dibattito è il tentativo della BCE di allearsi con le banche tradizionali, evidenziando l’interesse a preservare il loro ruolo nel sistema finanziario. CIPOLLONE ha sottolineato come l’assenza di intermediari bancari nelle transazioni crypto possa mettere in crisi le banche, privandole di importanti commissioni. Questo scenario apre a considerazioni sul futuro delle istituzioni bancarie in un’era sempre più digitale.

Di fronte a questa situazione si intravede un’evoluzione nella strategia dell’euro digitale, con il fine di conformarsi alle esigenze delle banche. Tuttavia, il percorso verso un euro digitale ha molti ostacoli da superare, inclusi approvazioni e consenso da parte degli Stati membri dell’Unione Europea. La sfida per la BCE sarà non solo quella di difendersi da nuove tecnologie, ma di saper girare le nuove sfide a proprio favore, rendendosi utile nel panorama finanziario globale in evoluzione.

La questione dell’euro digitale resta aperta

Sebbene l’euro digitale appaia come un obiettivo chiaro per BCE, rimane da capire come verrà implementato e da chi sarà accettato dalle popolazioni europee. Il futuro della moneta unica europea si fa complesso e l’attenzione dei protagonisti del settore finanziario è rivolta a come navigare in un contesto caratterizzato da nuove tecnologie e potenziali insidie. Con un futuro monetario in continua evoluzione, la chiarezza su questo tema diventa sempre più cruciale anche alla luce delle sfide in arrivo.

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