Criptovalute, trading in crescita del 50% nel 2019

Un nuovo studio compiuto sul trading di criptovalute e sulle tendenze del comparto sostiene che le negoziazioni delle valute digitali aumenteranno del 50 percento nel 2019, superando il volume degli scambi di titoli di debito societario negli Stati Uniti.

Lo studio – chiamato Crypto Asset Market Coverage Initiation: Trading & Custody – rivela che il volume degli scambi di criptovalute sta per crescere ulteriormente rispetto alle attuali soglie, e che sta per raggiungere il 10% del volume degli scambi azionari statunitensi. Il documento indica inoltre che il volume complessivo degli scambi crescerà del 50% nel 2019, fornendo un tasso di crescita annuale composto complessivo (CAGR) del 9% fino al 2028. Vale anche la pena notare che il 75% del volume degli scambi di mercato delle criptovalute avviene nei primi 20 exchange.

Detto ciò, il documento mostra anche che Bitcoin (BTC) è la valuta di riserva de facto per tutte le criptovalute, fungendo da coppia di base per circa un terzo dell’intero volume di scambi globali. Tether (USDT) occupa il secondo posto con il 22% mentre ETH rimane al 12%.

I risultati sono in qualche modo attesi, valutato che Bitcoin è il leader di mercato predominante, rappresentando oltre il 52% dell’intera capitalizzazione di tutte le criptovalute, secondo i dati di CoinMarketCap. Nonostante il fatto che i nuovi altcoin stiano spuntando costantemente, il dominio di Bitcoin continua ad aumentare, ed è interessante notare che alcuni analisti suggeriscono che questo non solo mostra la sua forza, ma è anche un segno storico del consolidamento del prezzo.

Dovresti accettare pagamenti in criptovaluta?

La tua attività ha già aggiunto PayPal, Square o Apple Pay alle opzioni di pagamento? Allora dovresti anche pensare se valga o meno la pena aggiungere la possibilità di accettare la criptovaluta come mezzo di pagamento. Anche se, in fin dei conti, si tratta di un ragionamento un po’ diverso.

Piuttosto, decidere di accettare le criptovalute come strumento di pagamento sembra più vicino alla decisione di accettare valute estere, piuttosto che aggiungere un ulteriore canale di pagamento. Ci sono infatti alcuni vantaggi significativi dietro l’accettazione delle criptovalute, e qualche inconveniente. Ma quali?

La tua azienda dovrebbe accettare la criptovaluta?

Secondo Michael Foster, co-creatore di localethereum – un mercato eterogeneo decentralizzato che consente scambi peer-to-peer – “la crittografia consente transazioni quasi istantanee, economiche e senza confini. Ciò consente ai clienti di tutto il mondo – anche quelli che non hanno accesso alle banche tradizionali, ma con accesso a Internet – di acquistare i servizi o i prodotti della tua azienda”. Dibu Paul, di Alchetron, l’enciclopedia sociale gratuita, osserva che questo è un grande cambiamento. “Soprattutto per gli ingenti importi di pagamento, che storicamente hanno richiesto più tempo di elaborazione, oggi le transazioni criptate possono avvenire in maniera quasi istantanea”.

Inoltre, le criptovalute non sono vincolate al tasso di cambio di un determinato paese: piuttosto, sono universalmente riconosciute, il che le rende più interessanti per molte aziende, e in particolare, per le società internazionali di e-commerce.

Paul nota anche un altro vantaggio tipico delle criptovalute: rendere facile per molte persone autenticare il proprio acquisto, valutato che tutto va a finire in un libro mastro pubblico, che può essere considerato fonte di grande attendibilità e affidabilità. Questo rende le criptovalute un buon mezzo per alcune iniziative, come il crowdsourcing, ma anche per quelle aziende che potrebbero fronteggiare grandi rischi nei pagamenti.

Benefici transazionali a parte, Josh Reif di Reif Ventures, aggiunge che “accettare la criptovaluta può aiutarti ad attirare una popolazione più giovane di persone che preferiscono la semplicità e l’anonimità delle transazioni crittografiche”. Carmen Mastropierro, proprietaria di tre riviste digitali e di un sito web che ha già accettato la criptovaluta per le transazioni commerciali, concorda: “Credo che accettare la criptovaluta come un pagamento sia saggio per molte aziende. L’offerta di diverse opzioni di pagamento è sempre stata collegata a tassi di conversione più elevati. Inoltre, alcuni clienti si sentono più sicuri a pagare con crittografia rispetto a PayPal o carte di credito”.

Alexander Winston, Managing Director di PPC Limited, aggiunge: “Penso che sia importante essere sempre aperti alle nuove tecnologie. Se un cliente vuole pagarti in criptografia, perché dovresti rifiutarli? Inizialmente, accettavamo pagamenti in dollari solo tramite processori come Stripe e PayPal. Ma con l’enorme aumento del numero di criptovalute disponibili negli ultimi anni, abbiamo avuto parecchi clienti che ci hanno richiesto proprio di pagare in criptovalute”.

Quali sono i rischi associati all’accettazione della criptovaluta?

Foster dice che ci sono tre rischi principali di accettare la crittografia: (1) non sai come mantenere la tua criptovaluta al sicuro, con la conseguenza che l’azienda potrebbe crescere la propria avversione al rischio; (2) le criptovalute sono altamente volatili: basta guardare la tabella dei prezzi di Bitcoin quest’anno; (3) i regimi normativi e fiscali sono confusi e tutto dipende da dove si trova la tua attività.

Matthew May, fondatore di Acuity, aggiunge che “altri rischi includono commissioni di transazione, problemi di liquidità e rischi di controparte associati all’uso di exchange crittografici, che fungono da processori per le aziende che non accettano direttamente la crittografia. Gli exchange ti consentono di convertire la crittografia in “fiat”, ma lasciare i soldi negli exchange lascia le monete crittografiche vulnerabili ai furti”.

Come potrebbe la tua azienda accettare la criptovaluta?

Se i pro superano gli svantaggi per la tua attività e vuoi aggiungere le criptovalute alle tue offerte di pagamento, come inizi?

Antonio Madeira di CryptoCompare spiega come si verificano le transazioni criptate. Per accettare la crittografia come forma di offerta per prodotti o servizi, la tua azienda ha innanzitutto bisogno di un “portafoglio” digitale mobile, un wallet o una macchina Point of Sale (PoS). Mentre i due processi sono essenzialmente gli stessi, disporre di apparecchiature specifiche e software e supporto di accompagnamento consente un’esperienza più fluida per i clienti e la tua azienda. Un codice QR potrà ad esempio essere generato per quel determinato importo di transato, che dovrà essere poi scansionato dal cliente per pagare e completare la transazione.

Madeira continua: “Per accettare la crittografia tramite il tuo sito web aziendale, registrati con un servizio come Bitpay o Coinbase, che dispone di plug-in che devi semplicemente installare nel tuo sistema di riferimento. Questi gateway si integrano con le principali piattaforme di e-commerce”.

“Accettare la crittografia può essere un grande vantaggio per un’azienda. Per la nostra nuova attività, aggiungerli è stato semplice come aggiungere e configurare un plug-in WordPress”, spiega Jacob Murphy di GPS Tracking Made Easy.

Criptovalute, sempre più utenti web sembrano interessati all’acquisto

Nonostante la raffica di cattive notizie che hanno colpito le criptovalute nelle ultime settimane, un recente sondaggio curato da SharePost rivela che i consumatori e gli investitori rimangono piuttosto ottimisti sul settore, e che – in effetti – sempre più di loro stanno prendendo in considerazione l’idea di acquistare almeno una valuta digitale entro i prossimi 12 mesi. Inoltre, secondo il sondaggio, l’implementazione di progetti riguardanti la tecnologia blockchain dovrebbe continuare a crescere di buon ritmo.

Insomma, nonostante il panorama delle criptovalute non sia probabilmente il più roseo da mesi a questa parte, gli investitori al dettaglio non hanno perso la speranza e, anzi, confermano la loro fiducia nel settore della crittografia, come dimostrato dai risultati del sondaggio condotto lo scorso 5 settembre.

Anche se i prezzi della criptovaluta hanno oscillato vistosamente durante gli ultimi mesi, e spesso in chiave negativa, il 59% degli investitori e il 72% dei consumatori ritiene di voler avviare o aumentare le proprie partecipazioni criptovalutarie nei prossimi 12 mesi. La maggior parte degli intervistati prevede che le valutazioni criptovalute aumenteranno nei prossimi 12 mesi, ma gli investitori sono stati un po’ meno rialzisti rispetto al precedente sondaggio, con il 57 percento degli investitori e il 66 percento dei consumatori che prevedono uno sviluppo delle valutazioni criptografiche nel prossimo anno.

Per quanto riguarda i singoli asset, per il momento è Bitcoin a rimanere il re delle criptovalute. Secondo il sondaggio, Bitcoin è infatti il preferito del maggior numero di intervistati, seguito da Ethereum, Ripple e Litecoin. Interessante è notare come oltre il 70% degli investitori ritiene che Ethereum sarà la valuta di maggior successo, contro un 78% dei consumatori che invece punta su Bitcoin.

Lo studio conclude inoltre che anche i consumatori e gli investitori mantengono una prospettiva rialzista per la tecnologia blockchain. Nello specifico, il 32% degli investitori e il 49% dei consumatori dicono che i datori di lavoro stanno pianificando di lanciare blockchain nel prossimo futuro, e la maggior parte degli intervistati ritiene che la diffusione di massa della blockchain si verificherà molto probabilmente nei servizi finanziari, principalmente nelle transazioni che implicano pagamenti e trasferimenti di denaro:

Per i rispondenti, infine, la volatilità dei prezzi e la sicurezza rimangono le preoccupazioni principali. Inoltre, l’indagine evidenzia che la mancanza di istruzione sulla tecnologia blockchain, aggravata dalla mancanza di casi d’uso, ostacola un tasso più elevato di adozione. Di contro, i consumatori e gli investitori sono ora più consapevoli delle criptovalute, tanto che lo studio afferma come oltre il 95% dei consumatori e il 100% degli investitori sono a conoscenza di cosa sono gli asset criptografici.

 

Nuovo sondaggio su Bitcoin fornisce risultati incoraggianti

Bitcoin? Secondo un sondaggio realizzato da un team di ricercatori per conto dell’exchange Coinbase, potrebbe dare ancora tante soddisfazioni.

L’analisi condotta negli USA ha infatti rilevato che il 18% degli studenti intervistati possiede bitcoin o qualche altra criptovaluta, il doppio della percentuale della popolazione generale, suggerendo così che la diffusione dei bitcoin e la loro relativa adozione potrebbero essere prsto in aumento.

Gli studenti sono infatti spesso valutati come anticipatori dei cambiamenti culturali e tecnologici. L’esempio più celebre è quello di Facebook, ora il più grande social network al mondo, ma inizialmente aperto solo agli studenti, prima di ottenere un’adozione di massa in tutto il mondo e, oggi, soprattutto nelle generazioni più anziane.

Tornando al sondaggio, tra tutti gli studenti intervistati il 17% ha dichiarato di ritenere che la loro conoscenza della criptovaluta e della blockchain sia molto buona, rispetto a solo il 9% della popolazione generale intervistata.

Ad ogni modo, guai a vedere il quadro in maniera troppo positiva. Il sondaggio giunge infatti dopo un esplicito un avvertimento dell’amministratore delegato di Coinbase all’inizio del mese di agosto, che spegnendo un po’ i fuochi dei facili entusiasmi ha suggerito che l’adozione di bitcoin per scopi di pagamento commerciali potrebbe richiedere “un bel po’ di tempo”.

Ancora prima – a conferma della varietà del quadro – un documento dei ricercatori dell’Imperial College di Londra, sosteneva che le valute digitali fossero prossime ad essere adottate in maniera massiva. Secondo lo studio, bitcoin e altre criptovalute diventeranno mainstream come strumenti per pagare beni e servizi entro il prossimo decennio, considerato anche che molti degli studenti intervistati da Coinbase entreranno nel mondo del lavoro.

Nel frattempo, un quarto degli intervistati da Coinbase ha dichiarato che avrebbe sicuramente preso in considerazione l’idea di frequentare un corso su criptovaluta o su blockchain. E, come intuibile, le università si stanno affrettando a soddisfare questa richiesta.

 

Gli studenti universitari USA vogliono corsi sulle criptovalute

Gli studenti universitari stanno domandando a gran voce la possibilità di accedere a corsi sulla criptovaluta e sulla tecnologia blockchain. Almeno, questo è quel che emerge da un sondaggio nazionale di 675 studenti, commissionato da Crypto Exchange Coinbase e pubblicato qualche giorno fa. Secondo il sondaggio, 21 delle 50 migliori università degli Stati Uniti, classificate da US News e World Report, offrono almeno una classe di studio sulla tecnologia blockchain o criptovaluta e almeno 11 college offrono più di una classe.

“Gli studenti di oggi stanno riflettendo profondamente su questioni economiche e futuri economici alternativi” – ha detto Bill Maurer, decano della Scuola di Scienze Sociali dell’Università della California Irvine. “Insegnare questo tipo di cose ora può essere davvero importante per gli studenti che stanno cercando di trovare la propria strada e immaginare quale tipo di alternative possibili ci potrebbero essere al sistema economico prevalente” – ha poi proseguito.

Ad ogni modo, l’interesse per l’economia alternativa non è solo relegato ai dipartimenti universitari come la finanza o il business o l’informatica.

Un sondaggio condotto da Coinbase ha infatti rilevato che c’è una forte domanda di corsi di crittografia e di blockchain in un ampio spettro di diversi studenti. Per esempio, non dovrebbe stupire come il 34% delle scuole universitarie di informatica e di ingegneria ha indicato interesse per l’apprendimento della tecnologia nascente o che il 47% delle classi di scienze sociali sono interessate allo stesso.

“È eccitante vedere un diffuso interesse per la criptovaluta e la tecnologia blockchain decollare nella comunità accademica globale, inclusi gli studenti che frequentano le migliori università del mondo”, ha detto a CoinDesk Nat McGrath, vicepresidente della popolazione di Coinbase. “Questo è uno dei motivi per cui siamo concentrati sulla creazione di partnership con gruppi studenteschi sottorappresentati nei campus universitari, e non vediamo l’ora di espandere questi sforzi in primavera”.

 

Israele, criptovalute sempre più popolari

Israele per lungo tempo ha considerato la possibilità di lanciare una propria moneta virtuale, sostenuta dallo Stato. Le discussioni si sono intensificate in modo crescente, grazie anche alla crescente popolarità di Bitcoin & co.

Ora, funzionari del Ministero delle finanze hanno nuovamente preso in mano un dossier di potenziale lancio di una moneta virtuale “sponsorizzata” dallo Stato, che potrebbe essere implementata al fine di ridurre il numero di transazioni in contanti sul territorio della nazione, reprimendo l’evasione e il riciclaggio di denaro (si stima che l’ attività del mercato nero in Israele riguardi circa il 22% del PIL).

Al di là di tali progetti, quel che appare sempre più evidente è che la criptovalute e la blockchain sono diventati di gran moda in Israele grazie al suo alto numero di brevetti, così come alla sua industria tecnologica all’avanguardia. Il Paese è stato recentemente classificato come la decima economia più innovativa in tutto il mondo.

Di conseguenza, alcuni pensano che una soluzione basata sulla crittografia per contrastare l’evasione delle tasse e il riciclaggio di denaro potrebbe non provenire da una valuta virtuale sponsorizzata dallo Stato, ma piuttosto dal settore privato. Alcune delle principali banche istituzionali della nazione, insieme al governo, hanno già tracciato più di un punto potenziale d’appoggio nel mondo della moneta digitale: la Bank of Hapoalim ha ad esempio collaborato con Microsoft Azure per utilizzare la blockchain nella digitalizzazione degli asset.

Insomma, non è chiaro se Israele si porrà nello stesso filone del Venezuela (e forse della Russia), ma è certo che il futuro per le criptovalute sul mercato israeliano sia piuttosto roseo… al netto di alcuni fattori che potrebbero ostacolare l’adozione a lungo termine di monete virtuali.

Ricordiamo come al momento in Israele la valuta virtuale sia soggetta a un’aliquota del 46% sui profitti delle società e un’aliquota del 25% per le persone fisiche. Alcuni ritengono che queste alte aliquote potrebbero ostacolare l’evoluzione futura del mercato criptovalutario…

In Australia è possibile pagare le bollette in criptovalute

I principali operatori telefonici, i fornitori di servizi di pubblica utilità e gli assicuratori? In Australia potrebbero presto essere pagati con le criptovalute, grazie a due startup locali di fintech che vogliono permettere a tutti gli utenti di regolare qualsiasi fattura con gli asset crittografici.

Grazie a un accordo tra l’exchange Cointree e la piattaforma di fatturazione automatizzata Gobbill, infatti, gli australiani potranno ora pagare le fatture con criptovaluta, indipendentemente dal fatto che l’azienda stessa accetti o meno la valuta digitale. Gobbill agirà infatti come un intermediario, attingendo i fondi dai propri utenti e pagando le bollette per loro conto.

Il co-fondatore di Gobbill, Shendon Ewans, ammette di essere partito in ritardo nella corsa alle criptovalute, cominciando a impegnarsi nel comparto solo all’inizio dello scorso anno. Tuttavia, ha detto che il tempo perso è stato recupero, e che la partnership con Cointree ha offerto una corposa accelerazione.

“Che ci piaccia o no, questo farà parte della nostra vita quotidiana” – ha rammentato Ewans riferendosi alle criptovalute, e ricordando come “Gobbill abbia già permesso alle persone di pagare le fatture con le loro carte o i loro conti bancari, e ora lo farà anche per la criptovaluta”.

Ricordiamo che Gobbill dispone di una licenza di servizi finanziari australiani sotto la copertura regolamentaria ASIC, mentre Cointree è autorizzata dalla AUSTRAC per soddisfare gli obblighi di finanziamento anti-riciclaggio e anti-terrorismo.

Cointree è invece stata lanciata nel 2013 allo scopo di facilitare l’acquisto e la vendita di Bitcoin da parte degli utenti, e ora conta 60.000 membri attivi e oltre 100 milioni di transazioni. Attualmente l’exchange dispone di 40 diversi tipi di criptovaluta, tra cui Ripple, NEO e Litecoin, così come le due criptovalute più popolari, Bitcoin ed Ether.

Jess Rendon, direttore operativo di Cointree, ha dichiarato che Cointree dispone anche di un proprio servizio che consente agli utenti di pagare le bollette, ma spera che questa partnership possa rendere il processo più semplice, aprendolo a persone che prima non avevano mai pensato di sperimentare le operazioni con le criptovalute.

“Solo lo scorso anno abbiamo pagato circa 100 milioni di dollari di fatture e abbiamo visto una crescita di dieci volte in questa funzione di pagamento”, ha affermato.

L’azienda ha recentemente ribattezzato e rilanciato l’exchange con l’intenzione di diventare un operatore globale, e non più territoriale. Per questo motivo, spera di ottenere le opportune approvazioni da parte dei regolatori internazionali, offrendo loro il suo servizio completo.

Nonostante il significativo calo dei prezzi delle criptovalute, Rendon ha affermato che questo non dovrebbe scoraggiare i trader e gli operatori. “Il mercato va su e giù, tutti noi vorremmo una palla magica che potesse dirci che direzione prenderà” – ha detto. “È qualcosa a cui ci stiamo abituando ogni giorno e non c’è stato un completo abbandono dei trader nei confronti del comparto” – ha poi proseguito.

Arabia Saudita bandisce trading di criptovalute

I funzionari statali dell’Arabia Saudita hanno ricordato ai cittadini che il trading di criptovaluta è illegale in tutto il Paese. Con l’occasione, il governo ha anche annunciato di aver costituito un comitato permanente guidato dall’Autorità del mercato dei capitali al fine di sorvegliare sull’applicazione del divieto. Tra i membri del comitato figurano rappresentanti del Ministero dell’Interno, del Ministero dell’Informazione, del Ministero del Commercio e degli Investimenti e dell’Agenzia Monetaria dell’Arabia Saudita (SAMA).

Ad ogni modo, il comitato permanente ha voluto smentire alcune affermazioni riportate da diversi siti web secondo cui il trading di valute digitale avrebbe potuto essere “ammesso”, dicendo che tali affermazioni “sono errate e che nessuna organizzazione o individuo è autorizzato per tali pratiche”.

I rischi associati al trading di criptovaluta

Il comitato permanente ha anche avvertito i cittadini sauditi dei rischi connessi all’investimento nelle valute digitali. I motivi addotti includono la volatilità del mercato crittografico, le potenziali truffe, l’anonimato e la presenza di contratti inapplicabili o fittizi. Il comitato ha inoltre osservato che il trading di criptovaluta non rientra nell’ambito di vigilanza del governo ed è anche noto per il suo utilizzo in attività illecite.

Attualmente, il comitato sta lavorando con organismi competenti per ridurre le attività di marketing nell’ecosistema criptovalutario, valido però non solamente per il trading di valuta digitale, quanto anche per il forex trading su siti non regolamentati da SAMA. A fini di maggior chiarezza, gli investitori sono dunque invitati a fare riferimento al sito web dell’entità governativa competente per i dettagli delle entità autorizzate.

Trading di criptovaluta nel mondo arabo

Nel gennaio 2018, ArabiaChain, una start-up blockchain con sede a Dubai, ha lanciato una nuova piattaforma di scambio di risorse digitali chiamata Palmex. Questa nuova piattaforma consente agli utenti di depositare e scambiare monete digitali tra cui Bitcoin, Ethereum, DubaiCoin e molte altre ancora. La piattaforma offre la registrazione gratuita ma applica tariffe scontate su depositi, prelievi e transazioni.

In Egitto, il Gran Mufti, Sheikh Shawki Allam, ha approvato un divieto di commercio di valuta digitale, affermando che è un atto fraudolento e proibito nell’Islam.

Adozione della tecnologia blockchain in Arabia Saudita

Nel febbraio 2018, la banca araba saudita Al Rajhi Bank ha annunciato di aver condotto un trial di successo utilizzando la tecnologia Ripple. Questo processo ha previsto l’utilizzo della tecnologia Ripple per trasferire denaro dall’Arabia Saudita e dalla Giordania tra filiali bancarie. Eppure, a febbraio, la Banca centrale dell’Arabia Saudita ha firmato un accordo con Ripple per aiutare le banche nel regno a migliorare l’infrastruttura di pagamento usando xCurrent. Il SAMA dell’Arabia Saudita è la prima banca centrale a utilizzare questo programma. L’11 luglio 2018 è stato riferito che il comune di Riyadh aveva collaborato con IBM: lo scopo di questa partnership era di realizzare una serie di tecnologie blockchain in diverse aree amministrative ed economiche.

5 cose da sapere sui movimenti di prezzo delle criptovalute

Vi siete sempre chiesti come interpretare correttamente i movimenti delle criptovalute? Ebbene, di seguito abbiamo riassunto cinque risposte a domande molto comuni, che vi consigliamo di leggere per avere un pronto chiarimento!

I prezzi delle criptovalute si muovono come quelli delle valute legali?

No, i movimenti di prezzo delle criptovalute non sono legati né alle valute legali né sono supportati da una commodity come l’oro o qualsiasi altro asset che abbia un valore sottostante. La più grande differenza tra i valori di criptovaluta e quelli di moneta legale è proprio che le valute legali sono sostenute da banche centrali e dichiarate come monete a corso legale. Il valore deriva in questo caso fondamentalmente dal fatto che un ente centrale ha dichiarato che la moneta abbia un determinato valore e due parti in una transazione ripongono la loro fiducia in tale valore.

Le criptovalute, d’altra parte, non sono controllate da governo o altra autorità centrale e la maggior parte degli operatori non le accetta come moneta a corso legale. Inoltre, le criptovalute hanno generalmente una quantità massima fissa e, pertanto, la svalutazione delle criptovalute mediante l’inflazione è in gran parte inesistente.

Detto ciò, è anche vero che entrambi i valori fiat e criptovaluta sono supportati da caratteristiche simili. Entrambi possono essere utilizzati come mezzo di scambio per acquistare prodotti e servizi, ed entrambi i metodi possono svolgere il ruolo di riserva di valore relativa.

Perché i prezzi delle criptovalute oscillano così tanto?

In buona parte, perché è ancora un mercato nascente. Il mercato delle criptovalute è ancora considerato “nuovo “e, al di là del termine “criptovaluta“, la maggior parte delle persone non ha ancora familiarità con l’intero sistema.

Inoltre, la liquidità esistente in questo mercato è abbastanza limitata se la si confronta con mercati più consolidati come quelli delle economie tradizionali, incluso il Forex. Per dirla in prospettiva, il valore totale di tutti i soldi nel mondo è superiore a $ 90 trilioni, mentre la capitalizzazione totale della criptovaluta si aggira attorno ai $ 250 miliardi, con una differenza del 36.000%.

Ancora, i volumi di trading giornalieri di criptovaluta sono intorno ai 14 miliardi di dollari, mentre nel Forex i movimenti giornalieri sono vicini ai 5 trilioni di dollari. Lo spread – la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita – sulle negoziazioni in valuta estera sarà di pochi centesimi al massimo, mentre gli spread sulle negoziazioni di criptovaluta possono arrivare a qualche dollaro.

Tutto ciò indica un mercato molto volatile, in cui i prezzi si muovono molto rapidamente. Si aggiunga quanto sopra anche la manipolazione dei prezzi, più diffusa nei mercati emergenti, e il ruolo degli exchange.

Quali sono le principali determinanti dei prezzi della criptovaluta?

L’offerta e la domanda sono anche in questo caso il fattore determinante più importante per i prezzi delle criptovalute. Se una criptovaluta ha un elevato numero di token con poca richiesta da trader e utenti, il valore della criptovaluta diminuirà. Viceversa, se l’offerta di una particolare criptovaluta è limitata e la domanda è alta, il valore della moneta aumenterà.

Anche i media o il sentiment pubblico hanno una grande influenza sul prezzo delle criptovalute. Se un token o una piattaforma ricevono pubblicità negativa, generalmente vedrete il prezzo di quella moneta fare un tuffo verso il basso. Di contro, se la stessa moneta dovesse ottenere un supporto di alto profilo e una buona copertura mediatica, il prezzo aumenterebbe quasi certamente.

Altri fattori che incidono molto sul prezzo includono il livello dell’utilità del token – ovvero, quanto è utile il token per aspetti non solo di investimento speculativo – e la bontà della piattaforma di blockchain.

Come sono cambiati i prezzi delle criptovalute negli ultimi 18 mesi?

Monitorare il prezzo di Bitcoin – la criptovaluta più importante e capitalizzata al mondo – ci fornisce una buona indicazione del mercato complessivo della criptovaluta negli ultimi 18 mesi. Bitcoin ha iniziato il 2017 a meno di $ 1.000 ed è sceso quando la Cina ha annunciato indagini sugli exchange di criptovaluta presenti nel Paese. A quel punto, il prezzo del Bitcoin è sceso a minimi di circa $ 775, mentre il capital cap globale di criptovaluta si è attestato intorno ai $ 15 miliardi.

Bitcoin ha poi recuperato leggermente oltre $ 1.000, ma a marzo 2017 è tornato a scendere sotto i $ 1.000 quando la SEC ha negato il via libera a un ETF Bitcoin. La capitalizzazione complessiva ha perso $ 5 miliardi in due giorni. Nell’aprile 2017, il Giappone ha dichiarato legale il Bitcoin, con un balzo del prezzo a oltre $ 1.000. La capitalizzazione totale della criptovaluta era pari a circa $ 26 miliardi.

Da aprile 2017 a luglio 2017, Bitcoin è salito costantemente vicino a $ 3,000, mentre la capitalizzazione complessiva ha superato i $ 100 miliardi. Tuttavia, a metà luglio 2017, il prezzo si è ridotto a meno di $ 2000 in pochi giorni, in occasione del fork Bitcoin / Bitcoin Cash. Tali effetti sono però stati di breve durata e, alla fine di agosto 2017, il Bitcoin ha recuperato quasi $ 5,000, con capitalizzazione complessiva della criptovaluta in grado di raggiungere quasi $ 170 miliardi.

Il 4 settembre dello stesso anno, poi, la Cina ha bandito le ICO. La mossa ha però causato molto meno correzioni di quanto ci si aspettasse. Bitcoin è sceso a circa $ 3,300 a metà settembre 2017 ma si è rapidamente ripreso e, alla fine di settembre 2017, ha raggiunto oltre $ 4000. La capitalizzazione di mercato delle criptovalute era appena al di sotto dei $ 150 miliardi.

Arriviamo quindi ai tempi più recenti. Da qui in poi il prezzo del Bitcoin ha davvero accelerato in maniera notevole. Alla fine di ottobre 2017 aveva superato la soglia dei $ 6.000 e ha terminato a novembre 2017 a poco meno di $ 10.000 per BTC. A metà dicembre 2017, ha raggiunto massimi di $ 20.000, ma ha chiuso l’anno a circa $ 15.000, con capitalizzazione di circa $ 235 miliardi.

Alla fine di gennaio 2018, il prezzo del Bitcoin era tornato a circa $ 10.000 e ha raggiunto i minimi di $ 6.000 nel febbraio 2018. Nel febbraio 2018, abbiamo visto Bitcoin tornare indietro di oltre $ 11.000 e la capitalizzazione complessiva del mercato si è ripresa a circa $ 500 miliardi – dopo aver raggiunto minimi di circa $ 300 miliardi all’inizio del mese.

Da allora, discussioni su una maggiore regolamentazione tra i vari mercati e altri ostacoli, come alcuni operatori di riferimento (Google e Facebook) che hanno bandito le pubblicità crittografiche, hanno fatto vistosamente oscillare il prezzo della criptovaluta, oggi tra i 6.000 e i 7.000 dollari.

Quanto sono accurate le previsioni dei prezzi di criptovaluta?

Poco. Come con i mercati tradizionali, non ci sono garanzie di previsione esatta di prezzo futuro per il mercato della criptovaluta. Coloro che hanno tentato di prevedere i prezzi per il 2018 – e oltre – rasentano l’estremo da entrambi i lati della scala: alcuni hanno previsto che Bitcoin infrangerà il milione di dollari, altri invece hanno detto che il progetto franerà.

Facebook fa marcia indietro: ok agli annunci pubblicitari sulle criptovalute

Gli inserzionisti di Facebook possono tornare a pubblicare annunci per le criptovalute: la società di Mark Zuckerberg ha infatti annunciato di aver compiuto un passo indietro, annullando il divieto che è stato messo in atto a gennaio. All’epoca, infatti, Facebook annunciò per la prima volta il suo divieto di inserzioni pubblicitarie su tale asset, anticipando che il suo cambio di policy avrebbe potuto esser rivisitato in futuro. Ebbene, sembra che tale momento sia giunto, a distanza di soli 5 mesi.

L’annuncio iniziale, con il quale Facebook chiudeva le porte alle criptovalute, sanciva che la nuova policy fosse “intenzionalmente ampia”, mentre “lavoriamo per individuare meglio le pratiche pubblicitarie ingannevoli e fuorvianti”, aggiungendo che “rivedremo questa politica e la sua applicazione in futuro, man mano che miglioreranno i segnali in tal senso”.

Il nuovo scenario, ad ogni modo, non è una totale apertura a questo comparto. L’azienda ha infatti scelto di consentire solo agli inserzionisti pre-approvati di promuovere criptovaluta e contenuti correlati, mentre non vi è alcun cambiamento nella politica pubblicitaria in merito alla promozione delle opzioni binarie e delle offerte iniziali di monete, le “temute” ICO, per cui questi tipi di annunci sono ancora vietati.

Chiarito quanto precede, emerge come gli inserzionisti di Facebook che desiderano pubblicare annunci per la criptovaluta devono inviare una preventiva richiesta alla compagnia di Menlo Park, che valuterà quindi l’idoneità del richiedente sulla base di eventuali licenze ottenute, la loro presenza sui mercati regolamentati, altre rilevanti informazioni pubbliche sull’attività svolta, e così via.

Dunque, almeno per il momento, è improbabile che tutti coloro che desiderano pubblicizzare prodotti e servizi di criptovaluta siano in grado di farlo. Tuttavia, Facebook continuerà a valutare questa policy anche in futuro, per poter apportare ulteriori revisioni.

Ricordiamo infine come seguendo l’esempio di Facebook, anche Google AdWords e Bing Ads hanno vietato la pubblicità sulle criptovalute.