27
Nov

Per Bloomberg l’interesse istituzionale nelle criptovalute è molto basso

Anche se Wall Street cresce l’entusiasmo per la possibilità di un Exchange-Traded Fund (ETF) basato su Bitcoin, che potrebbe aprire la strada per investimenti su larga scala più di quanto il panorama attuale possa offrire, gli analisti di Bloomberg contribuiscono a spegnere i fuochi del facile entusiasmo, affermando che il sentimento generale degli investitori istituzionali è comunque quello di un complessivo disinteresse.

In particolare, il media ha riportato i commenti di Gabor Gurbacs, Direttore della Digital Assets Strategy di VanEck, che ha affermato come l’approvazione di un Bitcoin ETF da parte della Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti possa aprire le porte all’ingresso di “miliardi” di dollari nel mercato delle valute crittografiche.

Tuttavia, sebbene la posizione di Gurbacs sia influenzata dalla possibilità  che la propria società possa divenire la prima istituzione finanziaria approvata ad offrire un ETF BTC, è anche vero che i suoi commenti pubblici riflettono il sentimento generale della popolazione che investe in criptovalute: il mercato è attualmente stagnante, e tutti stanno aspettando l’arrivo di grandi player che possano riaccendere sia il sentimento rialzista che l’interesse degli sviluppatori.

Bloomberg ricorda in tal merito come le grandi istituzioni abbiano attualmente poca voglia di investire in asset digitali, come peraltro confermato sulle proprie pagine da Nikolay Storonsky, ex trader del Credit Suisse Group AG, diventato imprenditore finanziario. La sua startup bancaria con sede a Londra, Revolut Ltd., permette agli utenti al dettaglio di speculare su token come Bitcoin ed Ether e ora ha un valore di mercato di oltre 1 miliardo di dollari.

All’inizio dell’anno il Chief Executive Officer di BlackRock Inc. Larry Fink, aveva affermato in modo simile che l’interesse degli investitori nella criptovaluta sia marcatamente basso, aggiungendo poi di non ritenere che alcun proprio cliente abbia cercato una esposizione nelle criptovalute. In tal senso, un ruolo decisivo dovrà essere svolto dalle banche che, per ora, sono tuttavia non proprio allettate dal seguire questo trend. “A meno che questi grandi investitori istituzionali e i fondi hedge non si muoveranno pesantemente nel mondo della criptovaluta, non credo che le banche si muoveranno in tale direzione, perché cercano semplicemente di fare soldi dai loro clienti. Finora non c’è alcun interesse da parte dei grandi investitori istituzionali” – ha commentato Fink.

Come prova della posizione delle banche, Bloomberg ha fornito l’esempio di Morgan Stanley, pronta ad offrire prodotti legati ai futures Bitcoin nel caso in cui il desiderio dei clienti cominciasse ad emergere. Anche Goldman Sachs e Citigroup sono attualmente posizionati per sviluppare prodotti d’investimento legati al Bitcoin e alla criptovaluta, ma non lo hanno ancora fatto a causa del ritardo di interesse degli investitori.

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