02
Gen

Fed non convinta su progetto di criptovaluta nazionale

Al recente Fintech Festival di Singapore, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Christine Lagarde, ha aperto a una banca centrale per le valute digitali (CBDC), spiegando quali sono i benefici, come l’inclusione finanziaria, la sicurezza e la privacy.

Peraltro, Lagarde ha anche accennato al fatto che le criptovalute come il bitcoin, tra le altre, si contendono l’ambito ruolo di essere valuta di riferimento in un nuovo mondo senza contanti. Con l’aumento esplosivo di bitcoin nel 2017 e la sua continua crescita e sviluppo degli utenti per tutto il 2018, è diventato sempre più chiaro che la criptovaluta sia qui per rimanere sul mercato.

La tecnologia blockchain alla base di bitcoin e il suo utilizzo come valuta ha persino catturato l’interesse di Kevin Warsh, un ex governatore della Federal Reserve statunitense e candidato alla presidenza della Fed. A maggio, Warsh ha detto al New York Times che, se fosse stato presidente, avrebbe esplorato l’idea di una criptovaluta nazionale basata su blockchain, chiamata “Fedcoin“.

Criptovaluta nazionale? Una cattiva idea

Tuttavia, altri membri della Federal Reserve non condividono il suo entusiasmo per la cript-valuta. Negli ultimi 2 anni, i ricercatori della Fed non sono stati convinti dalle criptovalute e da una moneta digitale nazionale.

Due autori di una ricerca Fed, Aleksander Berentsen e Fabian Schar, hanno in particolar modo scritto che le banche centrali potrebbero facilmente creare ed emettere la propria criptovaluta, ma hanno anche dichiarato che “tuttavia, le caratteristiche chiave delle criptovalute sono una bandiera rossa per le banche centrali. Cioè, nessuna banca centrale rispettabile avrebbe un incentivo ad emettere una moneta virtuale anonima. Il rischio reputazionale sarebbe semplicemente troppo alto”.

I due esperti hanno poi spiegato che la creazione di severe norme KYC (know your customer – conosci il tuo cliente) e AML (antiriciclaggio) sono necessarie per impedire ai cartelli della droga, ai terroristi e ad altre entità illegali di abusare della sua libera circolazione.

Tuttavia, anche durante l’implementazione di questi regolamenti, i due hanno affermato che sarebbe stato ipocrita richiedere questo tipo di supervisione da parte delle banche commerciali o al dettaglio se la banca centrale non lo avesse praticato.

Share this

Leave a Comment